La prevenzione alcologica in Europa e in Italia: i risultati del progetto AMPHORA al convegno ARS del 6 dicembre


5/12/2013
immagine press releaseCOMUNICATO STAMPA - 05/12/2013
La prevenzione alcologica in Europa e in Italia: quale ruolo hanno i controlli e quale la cultura? I risultati del progetto AMPHORA al convegno ARS del 6 dicembre a Firenze

L’Europa  è la regione del mondo con il più alto livello di consumo di alcol pro-capite, più del doppio della media mondiale. Negli ultimi 10 anni il consumo di alcol è rimasto sostanzialmente stabile in Europa,  ma rimane prioritaria la necessità di ridurre i problemi alcol-correlati nella popolazione.

Ma cosa funziona di più per ridurre il consumo di alcol nella popolazione: le politiche di prevenzione e di repressione oppure fattori sociali, culturali ed economici che agiscono indipendentemente dalle politiche? Cercherà di rispondere a questa domanda il convegno ARS del 6 dicembre (Salone dei Cinquecento – Palazzo Vecchio, Firenze, dalle ore 9:00 alle ore 13:30), che presenterà e discuterà i risultati del progetto AMPHORA  (Alcohol Public Health Research Alliance), finanziato dalla Commissione europea dal 2008 al 2013.  

Progetto AMPHORA: i risultati del gruppo di ricerca coordinato dall’ARS
All’interno del progetto AMPHORA, l’Agenzia regionale di sanità della Toscana  ha coordinato uno dei gruppi di ricerca composto dai referenti di 12 paesi europei (Italia, Spagna, Francia, Olanda, Svizzera, Finlandia, Norvegia, Svezia, Polonia, Ungheria, Austria e UK). La ricerca ha indagato gli ultimi 50 anni, per cercare di capire come le differenti culture europee interagiscano in modo diverso con le politiche di prevenzione, influenzando in modo altrettanto diverso i cambiamenti del bere e dei danni alcol-correlati nella popolazione. I risultati evidenziano che le variabili socio economiche e demografiche svolgono un ruolo fondamentale nell’indirizzare i mutamenti del bere: sono i  contesti, quindi, ad incidere in maniera determinante (per il 60-90% e forse più) sui cambiamenti nei consumi alcolici, mentre le politiche di prevenzione lo fanno in maniera marginale (dal 30 al 10%). In particolare, per aumentare le probabilità di successo nelle popolazioni del sud Europa, le politiche europee di contenimento dei danni da alcol devono tenere conto delle modalità mediterranee di consumare alcol.

L’indagine ha studiato, per ogni paese, 6 diverse misure di politica alcologica preventiva relative a disponibilità di bevande, pubblicità, livello di alcolemia alla guida. In generale, le risposte alle politiche non sono state sempre corrispondenti alle attese. Inoltre si è rilevato che i fattori socio-economici e demografici sono riusciti a modificare – informalmente - quantità e tipologia del bere, modifiche che solo in seguito le politiche alcologiche hanno potuto al massimo consolidare. E’ il caso di  Francia, Italia e Spagna, dove le politiche preventive sono nate da 5 a 15 anni dopo l’inizio della curva discendente dei consumi  (ad esempio in Italia la riduzione è avvenuta all’inizio degli anni ‘60 e ‘70, mentre la prima legge alcologica nazionale, sui limiti alcolemici alla guida, è del 1988). Ma lo studio AMPHORA ha dimostrato anche che alcune norme preventive hanno comunque più probabilità di successo nel controllo dei consumi: in particolare le norme di abbassamento del limite alcolemico consentito alla guida e quelle che limitano l’accesso alla vendita dell’alcol (come, ad esempio, i limiti agli orari di vendita dei locali e al consumo in luoghi pubblici in occasione di eventi di massa come concerti e partite). Fra i fattori socio–demografici considerati, l’urbanizzazione e l’aumento dell’età materna al momento del parto, oltre che l’incremento del reddito, hanno dimostrato di aver l’impatto maggiore sul cambiamento dei consumi. Per i paesi dell’Europa del Sud, con l’urbanizzazione sono aumentati i consumi di birra e si è ridotto il tradizionale consumo di vino.

Lo studio ha inoltre rilevato che i 12 paesi europei dello studio possono essere raggruppati in 3 gruppi comparabili di nazioni - Nord Europa, Sud Europa, Europa Centrale - considerando i cambiamenti dei consumi, dei danni alcol-correlati, dei fattori socio–economici e demografici e delle politiche alcologiche.

Riguardo il nostro paese, lo studio ha confermato che negli ultimi 40 anni in Italia - in modo simile agli altri paesi mediterranei e diversamente che nei paesi del nord-est Europa – si è ridotto sensibilmente il consumo di alcolici: tra  il 1973 e il 2009 è crollato del  65%, in gran parte a causa della diminuzione del consumo di vino. Lo studio ha confermato che la diminuzione dei consumi (a partire dagli anni '60) dei prodotti di base della tavola contadina tradizionale - insieme col vino, anche il pane - si è accompagnata al progressivo aumento del consumo di carne (indice di un aumento del tenore di vita cittadino) e delle verdure (segnale della crescente attenzione alla salute e al mangiar sano, tipica degli ultimi venticinque anni). Parallelamente al decremento nei consumi di vino, le morti per cirrosi epatica in Italia si sono ridotte di più di un terzo.

Il consumo di alcol in Toscana: dati e politiche alcologiche
In Toscana il vino fa tradizionalmente parte della dieta alimentare delle famiglie, ma gli stili di consumo dei  più giovani sono invece più “globalizzati”, importati direttamente dai paesi nordici: grandi quantità di alcol, - birra, superalcolici e aperitivi, ma non vino – consumate fuori dai pasti in poche occasioni, soprattutto  durante il week end. Nel 2011 in Toscana (dati Istat – indagine Multiscopo) la quota di bevitori di almeno una bevanda alcolica è pari al 67,3% (81,9% maschi e 54,0% femmine), in linea con la media italiana. Nel periodo 1998-2011 il trend dei bevitori in Toscana è in diminuzione quasi dell’8%, mentre in Italia la diminuzione si attesta al 4%. Se si valutano invece le quantità consumate, la Toscana è tra le regioni  italiane con  i valori più elevati: il consumo medio giornaliero pro capite è di 12,7 grammi nei maschi (poco più di 1 bicchere di vino al giorno) e 4,2 nelle femmine. La prevalenza dei bevitori a rischio (più di 4 unità alcoliche al giorno per i maschi e 2 per le donne) è in Toscana di poco superiore al valore nazionale: l’8,5% dei maschi (è l'8,1% in Italia) e l’11,4% delle donne (7,3% in Italia).

In questo contesto, in cui convivono due modelli diversi di consumo – quello tradizionale familiare e quello “nordico” nei giovani – qual è la politica migliore da adottare? Innanzitutto occorre colpire severamente chi guida sotto l'effetto di alcol, che anche lo studio AMPHORA conferma come una delle politiche più efficaci. Dati raccolti direttamente dall’ARS mostrano come la Toscana (come l'Italia) sia ancora molto indietro per il numero di controlli effettuati sulle strade dalle Forze dell'ordine: nel 2011 in Toscana sono state fermate e controllate per guida sotto l'effetto di alcol circa 126 mila persone (30 fermati ogni mille abitanti). Il numero di controlli che dovremmo effettuare in Toscana per raggiungere lo standard europeo (176 per mille abitanti) è di circa 660 mila: c’è quindi ancora molto da fare.

Oltre alle politiche repressive dovremmo anche puntare ad implementare le politiche preventive che hanno avuto più successo in questi anni, come quelle di comunità che hanno come oggetto la spiegazione del concetto di bere a rischio e di bere moderato.

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