Spazi verdi urbani per contrastare cambiamenti climatici e inquinamento


13/3/2024
Più della metà della popolazione mondiale vive in aree urbane e si stima che questa percentuale aumenterà fino a oltre il 60% entro il 2050. Allo stesso tempo, gli impatti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici sulla salute umana sono sempre più evidenti e le aree urbane sono particolarmente a rischio, a causa della densità di popolazione e della loro specificità in termini di infrastrutture, attività e distribuzione geografica.

Le ondate di calore sono una delle conseguenze dirette più rilevanti dei cambiamenti climatici, a causa degli impatti sulla mortalità e morbidità della popolazione ad esse associati. Nelle aree urbane, tali impatti sono ulteriormente esacerbati dal cosiddetto effetto “isola di calore urbana" (UHI), ovvero nelle aree urbane densamente costruite le temperature sono decisamente più alte rispetto alle aree circostanti.

Molti fattori contribuiscono a questo fenomeno, tra cui l'estesa copertura di superficie impermeabile, l'assorbimento della radiazione solare da parte dei materiali da costruzione, la vegetazione limitata, le attività antropiche che producono calore, la ridotta circolazione dell'aria e il ridotto raffreddamento notturno. Tra le persone più colpite ci sono i gruppi maggiormente vulnerabili, come neonati, anziani, donne incinte, persone con patologie croniche, lavoratori all'aperto, atleti, ma anche le persone più svantaggiate da un punto di vista socio-economico.

Stabilito che il cambiamento climatico si combatte principalmente attraverso le scelte energetiche, limitando l'uso di combustibili fossili e promuovendo le fonti rinnovabili e il risparmio energetico, uno strumento molto efficace ma finora poco considerato è la considerazione di azioni che consentono di mitigare il cambiamento climatico e, congiuntamente, prevenire le malattie. Si parla, infatti, di politiche dei co-benefici (win-win strategy), ovvero strategie che nell’azione di contrasto ai cambiamenti climatici contemporaneamente apportano benefici rilevanti alla salute della popolazione.

Tra le azioni che si riconoscono in quest’ottica, sempre più rilevanza viene data all'introduzione o all'espansione degli spazi verdi urbani, per i quali la letteratura scientifica riporta con sempre più evidenza un effetto protettivo rispetto alla mortalità estiva.

Uno studio su scala globale, condotto in 452 città in 24 Paesi, ha approfondito la relazione tra alte temperature e mortalità in diversi setting caratterizzati da livelli di verde urbano differenziati. Da questo studio emerge che nelle città con un più alto livello di spazio verde urbano si osserva un rischio relativo di mortalità da calore più basso, pari a 1,19 (95% CI: 1,13-1,25), mentre il rischio relativo di mortalità da calore è risultato pari a 1,46 (95% CI: 1,31-1,62) nelle città con estensioni di verde urbano più ridotte. Un aumento del 20% dello spazio verde è risultato associato a una diminuzione del 9,02% (95% CI: 8,88-9,16) della frazione di mortalità attribuibile al calore; gli autori stimano che tale riduzione potrebbe evitare circa 933 morti in eccesso all'anno.

Anche per l’Europa è stata condotta una valutazione su ampia scala, in 93 città europee, e gli autori hanno prodotto una stima quantitativa dell’impatto benefico delle superfici verdi su temperatura urbana e mortalità: un aumento della copertura arborea del 30% raffredderebbe le città in media di 0,4°C (SD 0,2; range 0,0–1,3) e potrebbero essere prevenute 2644 morti premature (95% CI 2444–2824).

Ma non c’è solo la riduzione della temperatura urbana con conseguente effetto protettivo sui livelli di mortalità, soprattutto a beneficio delle popolazioni più fragili. Gli spazi verdi urbani offrono un’ampia gamma di effetti benefici sull’ambiente e sulla salute degli individui e delle comunità. Il verde urbano svolge una funzione di assorbimento dei principali inquinanti atmosferici, con conseguenze benefiche a carico dei sistemi respiratorio e cardiovascolare, soprattutto per bambini e anziani che sono anche i sotto-gruppi più suscettibili agli effetti delle temperature estreme. Gli spazi verdi contribuiscono a ridurre anche l’inquinamento acustico, con evidenti benefici su malattie cardiovascolari, ipertensione, capacità di apprendimento di bambini e adolescenti. La vicinanza di aree verdi urbane favorisce l’attività fisica (apportando benefici in termini di riduzione dell’obesità e malattie metaboliche), le attività ricreative e le occasioni di socializzazione, in generale il verde urbano promuove il benessere psico-fisico e migliora la vivibilità delle città.

Una pluralità di benefici che ha spinto molte amministrazioni locali a implementare strategie di forestazione urbana, in tutte le sue forme, attraverso la piantumazione di nuove alberature, moltiplicando i corridoi ecologici e il verde urbano nei cortili, sulle facciate e sui tetti degli edifici.

A titolo esemplificativo citiamo l’esperienza del Comune di Prato, con il progetto “Prato Urban Jungle – PUJ ”, un’iniziativa di progettazione urbana creativa e ri-naturalizzazione di alcuni quartieri della città nell’ottica della sostenibilità e dell’inclusività. In quattro aree specifiche della città sono state sviluppate le “giungle urbane”, aree ad alta densità di verde, immerse nella struttura urbana, che moltiplicano la capacità naturale delle piante di abbattere gli inquinanti, ripristinando allo stesso tempo il suolo e lo spazio inutilizzati per la fruizione della comunità, trasformando le aree marginali in hub attivi verdi.

Un progetto innovativo cui hanno collaborato PNAT, uno spin-off accademico dell'Università di Firenze fondato dal prof. Stefano Mancuso, lo Studio Boeri, l’Istituto per la BioEconomia del CNR, ESTRA, Legambiente, greenApes e Treedom. Dalla sezione del sito del Comune dedicato al progetto è possibile seguire le attività del progetto, scaricare i documenti realizzati, partecipare alle iniziative in città sul tema della forestazione urbana


Per saperne di più: