C'è del valore in RSA. I risultati del workshop ARS del 12 dicembre


ARS NEWS - 13/12/2012
C’è del valore in RSA: questo è il messaggio più rilevante emerso dal convegno organizzato da ARS il 12 dicembre scorso a Firenze “La qualità dell’assistenza in RSA: i risultati della Toscana”, che ha raccontato di come 70 residenze toscane abbiano condiviso metodi e raccolto dati che “misurassero la qualità” della propria attività assistenziale.

Eppure, a conclusione dei lavori, parlare di qualità è riduttivo: tutte le relazioni che hanno portato i 250 presenti all’evento a “visitare” le singole realtà assistenziali avevano come denominatore comune la passione e la competenza con cui gli operatori interpretano il “prendersi cura” degli ospiti, due qualità che vanno ben oltre la produzione dei singoli indicatori attraverso i quali la qualità può essere misurata e confrontata.
Il convegno è stato così l’occasione per dare valore a singole esperienze che, grazie all’iniziativa ministeriale, sono state strappate all’isolamento e portate a confrontarsi, condividendo strumenti e linguaggi comuni.
Il risultato più immediato del progetto è stato pertanto una maggior consapevolezza da parte degli operatori delle RSA toscane sul modo in cui l’utilizzo di strumenti e metodi condivisi traducano il concetto del “prendersi cura con passione e competenza” in quello più generale di qualità dell’assistenza. 

Alcuni risultati del progetto
Secondo stime disponibili a livello nazionale, in Italia, a fronte di una popolazione anziana in cui l’8% risulta non autosufficiente in almeno un’attività di base nella vita quotidiana, gli assistiti in RSA sono circa 300.000 (fonte ISTAT). In Toscana, dove la percentuale di non autosufficienti è pressoché la stessa, 298 residenze dispongono di circa 16 mila posti letto.
Delle RSA presenti sul territorio il 23%, che ha aderito volontariamente al progetto, ha ospitato 2.800 anziani nel corso del 2012.
In questo settore il monitoraggio dei più importanti problemi di qualità dell’assistenza per gli assistiti deve ancora affidarsi a fonti informative diverse e non ben consolidate, di cui è stata valutata l’affidabilità. La raccolta dei dati ha comunque permesso di pervenire a diversi risultati, di cui indichiamo i più interessanti.
Gli ospiti delle RSA partecipanti vengono in maggioranza contenuti (62%), anche su richiesta della famiglia stessa, soffrono di incontinenza urinaria in 3 casi su 4, mentre uno su dieci è allettato fin dalla presa in carico.
Nel corso della permanenza, si nota un miglioramento medio della mobilità dei residenti mentre peggiora la funzionalità delle attività di base (ADL) nel 41% dei casi. Peggiorano anche le funzioni cognitive (media del punteggio del test Pfeiffer) del 20% degli ospiti, mentre più della metà (54%) rimane stabile.
Uno dei maggiori rischi per la salute emersi dallo studio è la malnutrizione, che riguarda un range di soggetti (ad alto rischio) compreso tra il 21% e il 32%. Tre ospiti su quattro sono fortemente dipendenti nell’alimentazione, a fronte di 1 operatore ogni 7 residenti dedicato all’assistenza durante i pasti.
Tra i risultati più positivi c’è il miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva a seguito dell’ingresso dell’ospite in struttura, per la maggior parte degli indicatori studiati.

Prospettive
Prossima tappa: Bologna.
Tutte le unità operative che hanno partecipato al progetto nazionale si riuniranno un’ultima volta all’ombra delle due torri entro marzo 2013, per fare il bilancio consuntivo dell’esperienza.
Ma già in conclusione del convegno fiorentino, dalla tavola rotonda è stato sollevato l’interrogativo: cosa fare dopo?
La pubblicazione dei risultati, nella speranza che possano essere oggetto di considerazione da parte di tutti i portatori di interesse dell’assistenza sociosanitaria in RSA, è solo una delle soluzioni prospettate. Altre due direzioni sono risultate necessariamente percorribili.
La prima ed immediata direzione è quella di tradurre le conoscenze acquisite e la disponibilità dei partecipanti in attività di formazione, costruzione, condivisione e successiva codifica di nuovi strumenti di valutazione e di buone pratiche.
La seconda direzione è quella di identificare tra gli indicatori dell’assistenza quelli rilevanti per creare misure “di valore”, su cui basare modelli di accreditamento meno formalizzati sulle generalità e più mirati al miglioramento della qualità.
Questa prospettiva richiede di condividere a livello di policy maker l’assunzione di responsabilità nel rendere conto dei risultati (accountability) per promuovere il valore dell’assistenza in quelle strutture che, nel futuro prossimo, sono destinate ad assumere sempre più rilevanza nel panorama del SST: le RSA.


Per approfondire:

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