Meno carne, pesce e latte sulle tavole dei toscani


TOSCANA OGGI 5 novembre 2013    Pag. 3
La fotografia scattata dall'Agenzia regionale di sanità

Sono cinque milioni i cittadini italiani in condizione di povertà assoluta, mentre il 28,2% è a rischio, secondo quanto riferito dai dati Istat del 2012. La povertà assoluta è, infatti, aumentata non solo tra le famiglie di operai (dal 7,5% al 9,4%) e di lavoratori in proprio (dal 4,2% al 6%), ma anche tra gli impiegati, i dirigenti (dall'1,3% al 2,6%) e tra le famiglie dove al reddito da lavoro si associa quello da pensione. Come evidenziato dall'indagine su «Crisi economica, stato di salute e ricorso ai servizi in Toscana» condotta dall'Agenzia Regionale di Sanità e illustrata dal direttore dell'Ars Francesco Cipriani, nella conferenza stampa che si è tenuta a Palazzo Strozzi Sacrati, giovedì 23 ottobre.

«Questa ricerca - ha dichiarato nella conferenza l'assessore al diritto alla salute Luigi Marroni - permetterà, anche, di riorganizzare i nostri servizi e interventi nel senso di una maggiore efficienza e rispondenza ai bisogni sanitari regionali». «Anche in Toscana, considerata per anni regione "mediamente benestante" ha sottolineato il direttore dell'Irpet Stefano Casini Benvenuti - la situazione dall'inizio della crisi è, infatti, andata via via peggiorando.

Dal 2007 al 2013 il reddito delle famiglie si è ridotto del 14%; sono peggiorati tutti gli indicatori occupazionali tra cui il tasso di disoccupazione generale al 9% e giovanile al 22%; ed è in aumento il tasso di inattività tra le donne e tra i giovani ed il numero di coloro che non cercano lavoro né studiano».

Fino al 2010 gli ammortizzatori sociali e il patrimonio accumulato dalle famiglie avevano, quindi, attutito gli effetti negativi della crisi. Col suo accentuarsi, i nuclei familiari più fragili sono stati, però, costretti a una riduzione rilevante degli acquisti, anche di tipo alimentare. Cinque anni di crisi hanno, di fatto, radicalmente cambiato le abitudini alimentari delle famiglie toscane determinando un forte calo del consumo di carne bovina, pesce e latte, alimenti protettivi per molte malattie della vecchiaia, con importanti conseguenze sul benessere e sulla salute dei toscani. Tale riduzione ha avuto, però, come effetto benefico il rallentamento, soprattutto tra le persone con un maggior grado di istruzione, del trend storico in aumento del sovrappeso, in Toscana come in Italia, benché vi sia un lieve aumento dei sedentari.

Dalla ricerca è inoltre emersa - ha riferito il direttore dell'Ars - una crescita del cosiddetto «consumo a rischio» di super alcolici, droga a basso costo e psicofarmaci tra i disoccupati, in particolare tra quelli in cerca di una nuova occupazione. La crisi sta, però, al contempo, producendo altri effetti benefici come la riduzione del fumo, in particolare tra le categorie più penalizzate e sull'ambiente. Si è infatti, fortemente ridotto in Toscana l'uso dei mezzi privati, con una conseguente diminuzione delle emissioni inquinanti in atmosfera, in particolare nei centri urbani. Per lo stesso motivo anche gli incidenti stradali, in costante aumento fino al 2006, hanno cominciato a ridursi dal 2007.

Sul piano dei servizi sanitari in Toscana si è, invece, assistito a una modesta riduzione della domanda di prestazioni specialistiche (-3% rispetto al -9% in Italia), che può essere interpretata come un ridimensionamento all'eccesso di medicalizzazione denunciato per molti anni da più parti. In controtendenza rispetto alla modesta riduzione della diagnostica per immagini e delle indagini di laboratorio, le attività cliniche e la diagnostica strumentale sono aumentate del 3% e 5% circa. Francesco Cipriani ha infine concluso l'intervento affermando che «per la domanda di salute e per molti stili di vita, le differenze fra i diversi strati sociali della popolazione, stanno, dunque, aumentando poiché, salvo qualche rara eccezione, risultano svantaggiati gli appartenenti alle categorie più povere. L'Ars pertanto continuerà a monitorare, insieme ad altri enti ed istituti regionali, l'impatto sociale della crisi».

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