Salute dei detenuti al test (09/07/2013)


SOLE 24 ORE SANITA TOSCANA 9 luglio 2013 pag 1
I risultati dell'indagine epidemiologica dell'Agenzia regionale
Est-europei e nordafricani più sani degli italiani. Disturbi psichici in aumento

L'Agenzia regionale di Sanità ha avviato nel 2009 e replicato nel 2012, con la collaborazione di molti medici dei presìdi sanitari delle strutture detentive, le prime indagini epidemiologiche sullo stato di salute di un campione di detenuti delle strutture detentive della Toscana. Le informazioni raccolte dal personale sanitario, oltre a quelle socio-anagrafiche, hanno riguardato la presenza di una o più patologie registrate attraverso la classificazione ICD IX delle malattie, eventuali atti autolesionistici elo autosoppressivi, le terapie farmacologiche somministrate, oltre ad altri elementi di contesto quali le ore trascorse in cella e le informazioni sugli stili di vita precedenti alla detenzione.

Sono state raccolte informazioni relative a 3.329 detenuti (sugli oltre 4.250 presenti al 21 maggio 2012), dei quali il 72% è risultato affetto da almeno una patologia. I detenuti est-europei e nordafricani risultano essere "più sani" dei detenuti italiani, probabilmente per la loro più giovane età. Nonostante le strutture penitenziarie toscane organizzino in media 5 ore di attività fisica, la permanenza giornaliera in cella rimane molto elevata: oltre 17 ore al giorno. Il 33,9% svolge un'attività lavorativa o manuale durante la detenzione. La popolazione detenuta, nonostante la giovane età (media: 38 anni), ha un bisogno di cure molto accentuato e caratterizzato da tre grandi temi: salute mentale, disturbi dell'apparato digerente e malattie infettive e parassitarie.

Fra i disturbi psichici prevalgono i disturbi da dipendenza da sostanze e i disturbi nevrotici e di adattamento. Rispetto all'indagine Ars del 2009, le diagnosi di disturbo psichico sono aumentate (51,2%), a fronte invece di una riduzione complessiva delle patologie. Questo aumento è dovuto quasi esclusivamente all'incremento delle diagnosi di tossicodipendenza che, a distanza di 3 anni, sono salite di quasi 15 punti percentuali. Un aumento così marcato del disturbo da dipendenza è sicuramente riconducibile alla migliore diagnosi effettuata dai medici di proiezione Sert all'interno delle strutture detentive. Ai disturbi di salute mentale seguono, per frequenza, i disturbi dell'apparato digerente (14,4%, in particolare del cavo orale) e le malattie infettive e parassitarie (11,1%). Tra le malattie infettive uno dei problemi maggiori è l'epatite C (probabilmente legata alla tossicodipendenza), che riguarda maggiormente i detenuti italiani (ma questo potrebbe dipendere solo dalla maggiore reticenza degli stranieri a sottoporsi agli screening infettivologici). Solo l'1,2% dei detenuti toscani risulta invece Hiv positivo: un numero elevato di detenuti in Toscana non è infatti a conoscenza della patologia e probabilmente, non dando il proprio consenso allo screening, aggrava la propria condizione clinica e diventa un'importante fonte di contagio. Altre due patologie che interessano la popolazione detenuta sono la tubercolosi (Tbc) e la sifilide. I tentativi di suicidio e i gesti di autolesionismo rappresentano un'emergenza nel sistema carcerario italiano, ma la situazione nelle carceri toscane è migliore rispetto a quella italiana: nel corso dell'ultimo anno nelle carceri toscane il 6,1% dei detenuti visitati ha messo in atto un gesto di autolesionismo (in Italia è il 10,6% sul totale dei detenuti), mentre l'1,3% (44 soggetti) ha tentato il suicidio (in Italia è l'1,9%). Il 95% dei detenuti toscani che ha tentato il suicidio ha una diagnosi di malattia di tipo psichiatrico.

Questi, in estrema sintesi, i dati a cui il nostro sistema sanitario regionale cerca ogni giorno di dare una risposta. È infine da sottolineare come anche il far emergere l'alto bisogno di salute della popolazione detenuta rispetto alla popolazione generale, rappresenti l'indice del buon lavoro che i nostri medici fanno all'interno delle strutture detentive, cercando quotidianamente di dare una risposta sanitaria adeguata all'interno di strutture spesso difficilmente accessibili, e comunque ben lontane dall'organizzazione delle tradizionali strutture sanitarie che normalmente si fanno carico di queste patologie.

Fabio Voller - Agenzia regionale di Sanità della Toscana


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