Nelle Rsa rischio malnutrizione


12/5/2013
REPUBBLICA FIRENZE 12 maggio 2013  pag. I-II
Studio shock: l'allarme riguarda un terzo degli anziani ricoverati
Secondo l'Agenzia regionale di sanità metà delle strutture non ha nemmeno la bilancia adatta per monitorarli

RISCHIO malnutrizione nelle Rsa toscane: un ospite su tre segue una dieta non adatta alle sue esigenze e per più del90% di loro non è previsto un regime alimentare per aumentare il peso. L'allarme è stato lanciato da una ricerca dell'Agenzia regionale della sanità che però evidenzia anche aspetti positivi dell'assistenza agli anziani in Toscana, come quella farmacologica: dopo quattro mesi dal ricovero i pazienti manifestano dei miglioramenti.

Anziani, nelle Rsa uno su tre è malnutrito
La ricerca dell'Agenzia regionale sanità: più del90% non segue diete per aumentare dipeso
UN TERZO degli anziani ospitati nelle Rsa toscane sono a rischio di malnutrizione. Dipende dall'età, dagli acciacchi e da come vengono seguiti. Nelle strutture a loro dedicate non si fa molto per proteggerli da questo problema, che a sua volta è legato ad altri aspetti negativi come le piaghe da decubito.

E infatti il 91,8% di chi è a medio o alto rischio di malnutrizione non segue programmi per aumentare di peso, e quindi rischia di diventare sempre più debole e fragile. I dati sono dell'Agenzia regionale di sanità che ha presentato a Roma nei giorni scorso una ricerca sulle Residenze sanitarie assistenziali nella nostra regione. I numeri raccontano di problemi e mancate attenzioni ma anche di un'assistenza che sucertiaspetti funziona. Ad esempio su quello della cura delle malattie: la somministrazione dei farmaci è appropriata e chi viene ricoverato di solito dopo 4mesi sta meglio di quando è entrato.

L'indagine fatta in Toscana riguarda piaghe da decubito, cadute, incontinenza urinaria, utilizzo di mezzi di contenzione, declino cognitivo, dolore, malnutrizione, appropriatezza della prescrizione dei farmaci, accessi al pronto soccorso. Sono state 67 le Rsa studiate (i120% del totale) per un totale di 2.800 posti letto (il 25% del totale). Tra l'altro nello studio sono state coinvolte solo le strutture che hanno accettato di partecipare. Si può ipotizzare che siano le migliori, o almeno quelle che ri tengono di esserlo. Chi non è molto sicuro della qualità della propria assistenza di certo non ha accettato di essere studiato dai tecnici dell'Agenzia.

I risultati raccontano di mezzi di contenzione, come le sponde nel letto, usate per il 62% degli ospiti per evitare che cadan o, di piaghe da decubito, che rischiano di interessare circa il 50% degli anziani in Rsa. Il pericolo di una caduta riguarda il 60% dei ricoverati. C'è poi il dato sulla malnutrizione e del poco che si fa per evitarla. In poco meno della metà delle Residenze sanitarie studiate, addirittura, non c'è una bilancia adeguata per pesare gli ospiti. L'88% delle strutture hanno dichiarato di non usare abitualmente un test di screening per valutare il rischio di malnutrizione. La consulenza dietistica e nutrizionistica di routine non è prevista nel 76,7% delle Rsa. «Gli stessi documenti per il monitoraggio del peso e per la somministrazione dei pastinon sono sempre presenti - è scritto nello studio e qualora presenti spesso sono incompleti soprattutto per gli aspetti che riguardano lavalutazione delrischio dimalnutrizione, l'attuazione di interventi di prevenzione, l'attenzione nei confronti della quantità e della qualità del cibo assunto».

Andrea Vannucci, coordinatore dell'Osservatorio per la qualità e l'equità dell'Ars, che ha realizzato lo studio, spiega cosa succede nelle Rsa. «Queste strutture stanno vivendo unafase di transizione drammatica. Le condizioni di salute delle persone ospitate sono in costante peggioramento. Nelle Rsa si sta facendo un lavoro molto duro per stare dietro a questo cambiamento. Tra gli scopi del nostro intervento c'era anche quello di far capire come sia necessaria una formazione professionale molto più sofisticata di quello che si potrebbe immaginare per realtà di questo tipo. Fino ad ora quello svolto in queste residenze è stato considerato un lavoro secondario, più facile che in ospedale. In realtà è diverso e anche più difficile. L'esempio della malnutrizione è calzante. Questo problema infatti si risolve con grande attenzione, dispendio di energie e tempo del personale di assistenza. Quest'ultima è spesso una risorsa non molto disponibile». Vannucci invita avalutare anche gli aspettipositivi della ri cerca. «L'appropriatezza dell'uso dei farmaci in Rsa fa si che chi entra, già dopo 4 mesi di ricovero sta comunque meglio di pri ma».

Paolo Moneti è il presidente di Anaste Toscana, un'associazione che raccoglie i titolari di Residenze per anziani. «Gli anziani vanno seguiti, pesati quando entrano e tutti imesi. Se calano vanno aiutati con degli integratori organizzando un programma per prendere peso. Certi miei colleghi non lo fanno. A Firenze se le cose non funzionano è colpa nostra, perché la Asl ha un servizio nutrizionale che funziona molto bene.

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