Suicidio: quali gli interventi di prevenzione efficaci


ARS NEWS - 30/07/2012
In luglio l'Organizzazione mondiale di sanità ha pubblicato una revisione della letteratura sul tema della prevenzione del suicidio For which strategies of suicide prevention is there evidence of effectiveness? in cui si cerca di rispondere a due importanti domande:
• Quali interventi di prevenzione sono stati valutati in letteratura?
• Quali strategie sono sostenute da buone prove di efficacia?
Il documento prende in esame 34 interventi in grado di coprire l'intero spettro del fenomeno suicidario: prevenzione, trattamento e mantenimento. Rispetto al tema della prevenzione, sono risultate metodologicamente corrette 7 revisioni sistematiche dalle quali emergono risultati promettenti:
  • Programmi scolastici di prevenzione del suicidio concentrati sul cambiamento comportamentale e sulle strategie di coping nella popolazione scolastica generale oltre ad abilità di formazione e sostegno sociale per gli studenti a rischio. L'intervento ha avuto effetti benefici sugli esiti intermedi, quali tendenze suicidarie e fattori di rischio per il suicidio, ma non è noto l'effetto avuto sui tassi di suicidio
  • Limitate evidenze sono risultate per i programmi di prevenzione basati sull'identificazione dei fattori di rischio, cambiamenti educativi e organizzativi volti a ridurre il tasso di suicidio e tentato suicidio nella popolazione militare
  • La restrizione di accesso ad armi letali (es. armi da fuoco, agenti farmacologici, etc.) può ridurre il tasso causa-specifico di suicidio nella popolazione generale, ma il suo effetto sul tasso globale di suicidio non è ancora chiaro
  • La somministrazione di litio ha ridotto il rischio di suicidio e di autolesionismo deliberato nei pazienti con disturbi dell'umore
  • Trattamenti psicosociali e farmacologici quali la fornitura di una scheda per contatti di emergenza, la terapia cognitivo-comportamentale e la somministrazione di flupenthixol, hanno prodotto risultati promettenti nel ridurre i tassi di autolesionismo fra i tentati suicidi.
Gli autori concludono che, la limitata evidenza, così come la variabilità in base alle caratteristiche della popolazione, situazione sociale, culturale e socio-economica, suggeriscono la necessità di una combinazione di approcci preventivi. Inoltre, è opportuno che un quadro di valutazione volto principalmente a determinare la reale efficacia degli interventi accompagni sempre l'attuazione di qualsiasi nuova strategia.

Il suicidio è un grave problema di salute globale. I tassi di suicidio sono aumentati del 60% negli ultimi 45 anni, con quasi un milione di persone che annualmente muoiono per suicidio. Questo si traduce in un tasso complessivo di 16 persone ogni 100.000 abitanti in tutto il mondo, rendendo il suicidio la 10° causa di morte a livello globale e una delle tre principali cause di morte tra le persone di età compresa tra i 15 ei 44 anni. L'entità del problema è ancora più significativa quando includiamo il numero dei tentati suicidi che risulta 20 volte più alto del suicidio portato a termine.
I tassi di suicidio variano molto da paese a paese, con i tassi più bassi nei paesi musulmani e latino-americani (meno di 6,5 per 100.000 abitanti) mentre i più alti si registrano in Europa orientale (con 30 suicidi ogni 100.000 persone) in paesi come la Bielorussia, la Lituania e la Federazione russa. La maggior parte dei suicidi (73%) si verificano nei paesi in via di sviluppo, e circa il 60% nei paesi asiatici, in particolare Cina, India e Giappone.
L'epidemiologia del comportamento suicidario è straordinariamente variabile. Nei paesi sviluppati, il suicidio è più comune tra le persone di età compresa tra i 15 ei 24 anni e negli uomini anziani oltre i 65 anni di età, mentre nei paesi in via di sviluppo le persone di età inferiore ai 30 anni sono i più inclini a commettere suicidio. Nella maggior parte dei paesi, gli uomini sono più propensi a commettere suicidio rispetto alle donne. In Cina, tuttavia, è vero il contrario, in particolare nelle zone rurali.
La maggior parte dei ricercatori e dei professionisti coinvolti nella prevenzione del suicidio, sono concordi nel ritenere che questo fenomeno risulti associato ad una complessa serie di fattori quali la malattia mentale, l'isolamento sociale, precedenti tentativi di suicidio, la malattia fisica, l'abuso di sostanze, episodi di violenza familiare e l'accesso ai mezzi suicidari  che spesso risultano difficilmente scindibili. La multifattorialità, di conseguenza, ha reso difficile l'identificazione di singoli fattori causali con una conseguente difficoltà nella validazione di interventi efficaci.


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