11 maggio 2014: com’è difficile, ancora, essere mamma nei paesi in via di sviluppo. Nord Europa migliore al mondo per la salute di mamme e bambini


immagine salute donne, 15° rapporto di Save the ChildrenARS NEWS - 11/05/2014
Nel mondo muoiono ogni giorno circa 800 madri e 18 mila bambini sotto i 5 anni per cause che potrebbero essere in larga parte prevenute ed evitate. Più della metà di queste morti avvengono in “aree di crisi”, cioè ad elevato rischio di conflitti o particolarmente vulnerabili agli effetti delle calamità naturali: la probabilità che donne e bambini muoiano in un disastro naturale è 14 volte superiore a quella di un uomo. Quest’anno sono oltre 60 milioni i bambini e le donne che nel mondo hanno bisogno di assistenza umanitaria.

Il 15° Rapporto di  Save the Children sullo stato delle madri nel mondo focalizza l’attenzione proprio sulle milioni di madri e bambini che vivono in comunità afflitte da conflitti e disastri naturali e che quotidianamente combattono per sopravvivere. Sono oltre 250 milioni i bambini sotto i 5 anni che vivono in paesi dove sono in corso conflitti armati ed il 95% delle calamità naturali avvengono proprio nei paesi in via di sviluppo.

Il rapporto esamina in particolare l’impatto delle crisi umanitarie sul benessere e la sopravvivenza di madri e bambini, indagando sulle cause di morte ed esortando ad azioni urgenti a sostegno di quelle donne che stanno crescendo le future generazioni nelle condizioni più terribili e difficili. In particolare, il report analizza in dettaglio la situazione in 4 paesi (Repubblica democratica del Congo, Siria, Filippine e Stati Uniti) colpiti da emergenze umanitarie di vario tipo (conflitti e guerre civili, calamità naturali). Due case studies prendono in esame le sfide e le minacce che devono affrontare donne e bambini in situazioni di conflitto armato.

Benessere di madri e bambini nel mondo: la graduatoria 2014 di Save the Children
Il rapporto 2014 di Save the Children indaga anche il benessere di donne e bambini in ben 178 paesi del mondo (il numero più alto di tutti gli anni precedenti), tenendo conto di 5 indicatori: rischio di morte per parto, tasso di mortalità entro i 5 anni, grado di istruzione della donna, condizioni economiche e PIL procapite, partecipazione politica delle donne al governo. Il Nord Europa si conferma il luogo migliore al mondo per la salute ed il benessere di  donne e bambini, con Finlandia, Norvegia e Svezia ai primi 3 posti della classifica. I primi 10 paesi della classifica (tutti paesi europei, ad eccezione dell’Australia al 9° posto) hanno a livello generale punteggi molto elevati per tutti e 5 gli indicatori considerati. L’Italia si piazza all’11° posto, risalendo dal 17° (cambiamento  dovuto soprattutto all’aumento della presenza delle donne al governo, passato dal 20,6% della scorsa edizione al 30,6% di quest’ultima), mentre sono solo 31esimi gli Stati Uniti. La Somalia è all’ultimo posto della classifica e gli ultimi 10 paesi della classifica sono tutti dell’Africa sub-sahariana (a partire dal migliore: Costa d’Avorio, Ciad, Nigeria, Sierra Leone, Repubblica Centrafricana, Guinea Bissau, Niger e Mali a pari merito, Repubblica Democratica del Congo (RDC) e infine Somalia). In questi paesi la condizione di donne e bambini è davvero difficilissima: in media 1 donna su 27 muore per cause legate alla gravidanza e al parto, e 1 bambino su 7 muore prima dei 5 anni di età.

I dati raccolti documentano il terribile divario che tuttora esiste tra i paesi poveri ed i paesi ricchi del mondo e l’urgente necessità di accelerare i progressi nel campo della salute e del benessere di madri e bambini. I dati evidenziano anche il ruolo importante che in queste tragedie hanno i conflitti armati, le situazioni politiche precarie ed i disastri naturali: tutti e 10 gli ultimi paesi della classifica hanno una storia recente di conflitti e sono considerati stati “fragili”, cioè incapaci di assolvere funzioni fondamentali per garantire ai cittadini le necessità fondamentali. Sei degli ultimi 10 paesi della classifica sono inoltre colpiti da ricorrenti disastri naturali.
(foto: Save the Children)

Per approfondire