La crisi economica può avere effetti anche sulla qualità dell’aria? I risultati di uno studio greco


immagine inquinamento ariaARS SEGNALA - 04/12/2013
La rivista Environmental Science & Technology ha recentemente pubblicato un interessante studio che ricercatori greci e statunitensi hanno condotto a Salonicco per indagare gli effetti sulla qualità dell’aria provocati dall’aumento dell’uso di legna e biomasse per il riscaldamento domestico.

Tra i numerosi impatti negativi, la crisi economica mondiale - che ha investito la Grecia in modo particolarmente pesante - ha infatti determinato anche un drastico cambiamento nei consumi delle famiglie greche. Queste sono state costrette, per il riscaldamento domestico, a ricorrere all’uso di legna, scarti vegetali e biomasse di vario genere, a causa degli elevati costi dei combustibili fossili.  La combustione del legno determina l’emissione di sostanze tossiche e cancerogene, quali benzene, formaldeide, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), diossine, polveri fini e ultrafini, con rilevanti effetti sulla salute sia in ambiente indoor che outdoor. Nel 2010 l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato il fumo di legna come possibile cancerogeno per l’uomo.

Per valutare gli effetti del maggiore consumo di legna come combustibile domestico sulla qualità dell’aria, durante gli inverni del 2012 e del 2013 nella città di Salonicco sono state condotte campagne di monitoraggio del PM2.5. In particolare gli autori hanno effettuato una caratterizzazione del particolato per evidenziare la presenza e le variazioni di quei traccianti, come i prodotti della degradazione di cellulosa e lignina (il levoglucosano e il metossifenolo), che possono essere attribuiti alla combustione di biomasse. I risultati indicano che nell’inverno del 2013, rispetto all’inverno precedente, si è verificato un aumento del 30% della concentrazione di PM2.5, così come un aumento di 2-5 volte la concentrazione dei traccianti, quali potassio e  levoglucosano. Al contrario i traccianti tipici della combustione da fossili, quali ad esempio nichel e vanadio, mostrano una riduzione del 20-30%. Rispetto alle variazioni diurne, le concentrazioni dei traccianti della combustione di biomasse risultano significativamente più alte durante la sera. Infine gli autori evidenziano una forte correlazione tra concentrazione dei traccianti e l’attività dei cosiddetti ROS, ovvero i radicali liberi dell’ossigeno, o specie reattive all’ossigeno, a testimonianza della tossicità e stress ossidativo indotto dal PM atmosferico.

Lo studio mostra, quindi, un deterioramento della qualità dell’aria nella città di Salonicco in questi anni di recessione economica e sottolinea l’urgenza di interventi di controllo di qualità dell’aria, mirati soprattutto ad incentivare e potenziare l’efficienza e la sostenibilità dei sistemi di riscaldamento domestico. Questo studio punta l’attenzione su questo aspetto della crisi economica che merita sicuramente ulteriori approfondimenti ed un costante monitoraggio.

Se negli anni passati la questione della combustione delle biomasse in ambito domestico e quella degli effetti avversi sulla salute era un problema dei Paesi meno sviluppati o di quelli con una tradizione di produzione e consumo di legname - come la Svezia o il Canada - le attuali condizioni di aumento del costo dei combustibili fossili e le sempre minori disponibilità economiche delle famiglie rilanciano invece questo serio problema anche nei Paesi sviluppati.

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