La relazione tra inquinamento e cuore malato nella review del Lancet


immagine inquinamento atmosfericoARS SEGNALA - 19/08/2013
L'inquinamento atmosferico costituisce un fattore di rischio ben noto per le malattie cardiovascolari. E’ ormai dimostrata infatti la stretta correlazione tra l’incremento della concentrazione di nano polveri e altri inquinanti e l’aumento dell’insorgenza di scompensi cardiaci che, soprattutto in persone con un cuore già affaticato, possono portare all’infarto.
La nuova revisione sistematica apparsa recentemente sul Lancet a firma dei ricercatori dell’Università di Edinburgo e della Public Health Foundation of India, ha però confermato anche l’effetto dei principali inquinanti su ricoveri e mortalità per scompenso.

L’Organizzazione mondiale di sanità stima che l’inquinamento sia responsabile di oltre un milione di morti premature ogni anno. Anche brevi esposizioni a inquinamento atmosferico sono associate ad un aumento della mortalità cardiovascolare. L’infarto colpisce più di 23 milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto anziani, ha un tasso di ospedalizzazione annuo del 2%, con conseguente mortalità ad un anno del 30% e costituisce il motivo più frequente di ricovero e di riammissione ospedaliera nelle persone anziane.

Cinque banche dati sono state interrogate per valutare l'associazione tra l’esposizione ai gas inquinanti (monossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido di azoto, ozono), particolato (diametro <2,5 μg [PM2,5] o <10 μg [PM10]) e ricoveri e mortalità per arresto cardiaco.
Il rischio di finire in ospedale per insufficienza cardiaca o di morirne cresce del 3,5% all'aumentare di 1 parte su un milione di monossido di carbonio, del 2,3% all'aumento di 10 parti per miliardo di biossido di zolfo, dell'1,7% per uno stesso aumento di biossido di azoto e di circa il 2% per ogni incremento di 10 μg/m3 di polveri. Sempre in questo numero di Lancet Francesco Forastiere e Nera Agabiti del dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario della Regione Lazio spiegano come accade clinicamente che l'aumento della concentrazione degli inquinanti nell'aria possa causare il subitaneo aggravarsi dello scompenso.

Nello studio internazionale si ipotizza che una riduzione delle concentrazioni medie giornaliere di particolato di 3,9 μg/m3 potrebbe impedire circa 8000 ricoveri per scompenso cardiaco ogni anno negli Stati Uniti risparmiando così un miliardo di dollari all’anno.

Dal momento poi, che il 2013 è stato dichiarato l'Anno dell'aria da parte dell'Unione europea (UE), i ricercatori italiani concludono che gli effetti negativi sulla salute dell'inquinamento atmosferico sono presenti anche a concentrazioni ben al di sotto di 25 μg/m3, l'attuale limite UE per le polveri sottili e lanciano un appello riprendendo le parole della European Respiratory Society: "tutti i cittadini hanno diritto ad aria pulita, acqua pulita e cibo sicuro".


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