La riabilitazione post ictus: dall’ospedale al territorio


immagine La riabilitazione post ictus: dall’ospedale al territorioARS SEGNALA - 27/12/2012
L’ictus rappresenta nella popolazione anziana una delle principali cause di disabilità grave ed improvvisa (catastrofica, secondo una definizione molto efficace) ed è tra le patologie con più alto impatto sui servizi riabilitativi.

Il percorso di cura post ictus: nuovi modelli
È stato già ampiamente dimostrato che, l’assistenza organizzata in aree di degenza dedicate ai pazienti con ictus (Stroke Unit) migliora la prognosi in termini di sopravvivenza e disabilità, rispetto ai ricoveri in reparti di medicina, neurologia e geriatria, sprovvisti di modalità assistenziali “ad hoc” (Stroke Unit Trialists' Collaboration. Organised inpatient - stroke unit - care for stroke. Cochrane Database Syst Rev. 2007).

Studi recenti valutano inoltre se i percorsi di cura post ictus caratterizzati da una dimissione ospedaliera precoce e protetta (Early Supported Discharge - ESD), riescano a favorire un miglior recupero delle abilità funzionali e relazionali nel paziente.

Che cosa si intende per modelli ESD
I modelli ESD sono contraddistinti dalla presenza di team multidisciplinari e multi-professionali, che lavorano in modo coordinato, assicurando l’erogazione di fisioterapia, terapia occupazionale, logopedia, supporto medico, infermieristico e sociale. Recentemente il Database Cochrane ha pubblicato l’aggiornamento di una revisione sistematica (Early Supported Discharge Trialists. Services for reducing duration of hospital care for acute stroke patients. Cochrane Database Syst Rev. 2012) a cura dell’Academic Section of Geriatric Medicine dell’Università di Glasgow, che ha valutato i risultati di 14 studi clinici randomizzati sull’impatto dei modelli ESD sulla durata della degenza ospedaliera post ictus, mortalità, dipendenza funzionale (dipendenza dall’aiuto di altre persone nelle attività di base della vita quotidiana), inserimento in Residenze sanitarie assistenziali (RSA), soddisfacimento dei pazienti o dei loro caregiver.

I sistemi ESD coinvolti nell’analisi possono essere ricondotti a tre modelli, in base al livello di responsabilità affidato al team multidisciplinare. Il più frequente è quello dove il team coordina l’intero percorso di cura: dalla dimissione protetta, all’assistenza post-dimissione, fino all’eventuale terapia riabilitativa domiciliare. Un secondo modello prevede che il team limiti il suo ruolo di coordinamento alla dimissione e alle fasi immediatamente successive. Un terzo modello, meno strutturato, prevede un coordinamento della sola dimissione, demandando l’assistenza post-dimissione ai servizi territoriali non dedicati o alle organizzazioni di volontariato.

Rispetto ai sistemi di cura convenzionali, l’ESD riduce il numero di giorni di degenza ospedaliera, favorisce il recupero e il mantenimento dell’autonomia nelle attività di base della vita quotidiana, riducendo così il ricorso all’inserimento in RSA. Contestualmente non si segnalano impatti negativi sullo stato d’animo del paziente, del caregiver o sulla percezione del proprio stato di salute. Gli effetti più evidenti riguardano i pazienti colpiti da ictus di lieve o moderata gravità. La modalità organizzativa più efficace è quella caratterizzata da un team multidisciplinare che coordina tutto il percorso, dalla dimissione all’eventuale terapia riabilitativa domiciliare. Non vi sono invece differenze significative nella mortalità nel tempo, a conferma che la prognosi di letalità dei pazienti con ictus si decide durante le fasi precoci della “stroke care”.

Il modello toscano
La Regione Toscana nel 2011 ha pubblicato le Linee guida dei percorsi riabilitativi proponendo un modello che tende a realizzare un governo integrato ospedale-territorio, proseguendo il percorso di riorganizzazione dei servizi di riabilitazione avviato con la delibera di Giunta n. 595 del 2005 e allegato.


Per approfondire
Vai alla pagina I servizi di riabilitazione in Toscana