Vaccini anti Covid-19, quale efficacia contro la variante indiana? Lo studio commentato su Public Health England


26/5/2021
Public Health England, in una press release pubblicata il 22 maggio 2021, ha commentato lo studio (ancora in preprint) Effectiveness of COVID-19 vaccines against the B.1.617.2 variant nel quale gli autori, analizzando i dati provenienti dal registro nazionale delle vaccinazioni attivo in Inghilterra (National Immunization Management System, NIMS), hanno stimato l’effetto dei principali vaccini sulla variante di SARS-CoV2 B.1.617.2 (anche detta variante indiana).

Gli autori hanno utilizzato due approcci:

  • Un disegno caso-controllo con test negativo (TNCC) finalizzato a stimare (nello stesso periodo) l’efficacia del vaccino contro COVID-19 sintomatico da variante B.1.617.2 rispetto alla variante B.1.1.7.
  • Stimare la proporzione di casi con la variante B.1.617.2 rispetto al principale virus circolante (la variante B.1.1.7) in base allo stato di vaccinazione. L'ipotesi di fondo era che se il vaccino fosse ugualmente efficace contro ciascuna variante, la proporzione di casi in individui non vaccinati rispetto a quelli vaccinati dovrebbe risultare simile per entrambe le varianti. Al contrario se l’efficacia del vaccino fosse inferiore per B.1.617.2, nelle tre settimane successive alla vaccinazione i casi dovuti a tale variante dovrebbe essere in una percentuale maggiore nei vaccinati rispetto agli individui non vaccinati.
I dati, estratti dal National Immunization Management System (NIMS) il 17 maggio 2021, con vaccinazioni fino al 16 maggio 2021, comprendevano la data di ciascuna dose di vaccino e il tipo di vaccino. Lo stato di vaccinazione è stato considerato come: dose 1 per l'insorgenza dei sintomi 21 giorni o più dopo la prima dose fino al giorno prima della ricezione della seconda dose; dose 2 per l'insorgenza dei sintomi 14 giorni o più dopo la seconda dose; dose 1 o 2 per l'insorgenza dei sintomi 21 giorni o più dopo la dose 1 (compreso qualsiasi periodo dopo la dose 2). Per quanto riguarda i test utilizzati per l’individuazione di SARS-CoV2, sono stati estratti tutti i test PCR positivi tra il 26 ottobre 2020 e il 16 maggio 2021 e i test negativi in soggetti con sintomatologia positiva testati entro 10 giorni dall’insorgenza dei sintomi (per l’analisi caso-controllo con test negativo). I bambini di età inferiore a 16 anni al 21 marzo 2021 sono stati esclusi.

Dal NIMS sono estratte anche alcune covariate associabili alla probabilità di offerta/accettazione del vaccino e al rischio di esposizione a SARS-CoV2 o specificatamente ad una delle varianti. Questo includeva: età (in gruppi di dieci anni), sesso, indice di deprivazione multipla (quintili), etnia, presenza in casa di cura, storia di viaggi all'estero, regione, periodo (settimana di calendario), condizione di operatore sanitario e sociale, vulnerabilità clinica, storia d’infezione prima dell'inizio del programma di vaccinazione. Venivano considerate persone che avevano viaggiato se erano state fuori dal Regno Unito e/o dell'Irlanda nei 14 giorni precedenti al momento della richiesta di un test o se erano state testate in un hotel di quarantena o durante la quarantena a casa.

Complessivamente, l’analisi ha incluso 12.675 casi sequenziati, di cui 11.621 avevano rilevato B.1.1.7 (91,7%) e 1.054 avevano rilevato B.1.617.2 (8,3%). Le principali differenze riscontrate nei casi con variante  B.1.617.2 includevano una percentuale maggiore di soggetti con una storia di viaggi all'estero, una percentuale maggiore di casi nelle settimane più recenti (17a e 18a settimana), una proporzione più alta di donne e una percentuale più alta di casi nella regione nord-occidentale del Regno Unito e a Londra, e una proporzione più alta nei gruppi etnici "Indiano o indiano britannico" o "qualsiasi altra origine asiatica".  

Nell'analisi "qualsiasi vaccino", l'efficacia era notevolmente inferiore dopo 1 dose di vaccino con casi B.1.617.2, 33,5% (IC 95%: da 20,6 a 44,3) rispetto a casi B. 1.1.7, 51,1% (95% CI: da 47,3 a 54,7). I risultati per la dose 1 erano simili per entrambi i vaccini. Dopo la 2 dose, la riduzione dell'efficacia del vaccino era molto inferiore e non significativa: 86,8% (IC 95%: da 83,1 a 89,6) contro la variante B.1.1.7 e 80,9 (da 70,7 a 87,6) contro la variante B.1.617.2. Con BNT162b2 (Pfizer-BionTech) è stata evidenziata una piccola riduzione dell'efficacia dopo la dose 2 dal 93,4% (95% CI: 90,4 a 95,5) contro la variante B.1.1.7 all'87,9% (95% CI: 78,2 a 93,2) contro la variante B.1.617.2.

I soggetti vaccinati con 2 dosi di ChAdOx1 (AstraZeneca) erano numericamente inferiori e l'efficacia complessiva del vaccino a 2 dosi era inferiore rispetto a BNT162b2, tuttavia la differenza nell'efficacia del vaccino tra B.1.1.7 e B.1.617.2 era minima e non significativa: 66,1% (95 % CI: da 54,0 a 75,0) e 59,8% (95% CI: da 28,9 a 77,3) rispettivamente.

La probabilità di casi in cui B.1.617.2 è stato rilevato in individui vaccinati era maggiore rispetto a individui non vaccinati per 1 dose di qualsiasi vaccino (OR 1,38; IC 95% 1,10-1,72) e 2 dosi di qualsiasi vaccino (OR 1,60; 0,87-2,97). Dato che l'efficacia del vaccino contro la malattia sintomatica con B.1.1.7 è stimata intorno al 60% dopo la dose 1 e all'85% dopo la dose 2, questi risultati indicherebbero un'efficacia del 45% e del 76% rispettivamente per B.1.617.2. In base al tipo di vaccino, la riduzione dell'efficacia del vaccino è risultata maggiore con ChAdOx1 (OR 1,48; 95% CI 1,18-1,87) rispetto a BNT162b2 (OR 1,17; 95% CI 0,82-1,67) sebbene vi fosse una sovrapposizione degli intervalli di confidenza. L'analisi di sensibilità confrontata con il periodo da 0 a 13 giorni dopo la dose 1, ha fornito un modello di risultati simile sebbene gli odds ratio fossero più piccoli e non statisticamente significativi.

I risultati dello studio hanno evidenziato un chiaro effetto di entrambi i vaccini con alti livelli di efficacia dopo due dosi. In termini assoluti (di circa il 20%) è stata osservata una riduzione dell'efficacia del vaccino a una dose contro la malattia sintomatica con la variante B.1.617.2 rispetto alla variante B.1.1.7. Tuttavia, le riduzioni dell'efficacia del vaccino dopo due dosi erano molto piccole sia in caso di vaccino BNT162b2 che di ChAdOx1. Attraverso l’utilizzo dell’analisi TNCC, l'efficacia stimata del vaccino contro la malattia sintomatica con B.1.617.2 per una singola dose di entrambi i vaccini è stata di circa il 33%, mentre per due dosi di BNT162b2 è stata di circa l'88% e per due dosi di ChAdOx1 è stata di circa il 60%. La minor efficacia registrata nel vaccino ChAdOx1, pur essendo coerente con studi clinici precedenti, può aver risentito del ritardo nell’introduzione della seconda dose rispetto al vaccino BNT162b2 con conseguente riduzione del periodo di follow-up dopo la somministrazione delle due dosi di ChAdOx1 che, come noto, necessita di almeno due settimane per raggiungere la massima efficacia. Coerentemente con ciò, il 74% di questi soggetti avevano ricevuto 2 dosi di ChAdOx1 tra le 2 e le 4 settimane prima dell'insorgenza dei sintomi rispetto al 46% di quelli che avevano ricevuto BNT162b2.

Il numero di casi e i periodi di follow-up sono attualmente insufficienti per stimare l'efficacia contro malattie gravi, inclusi ospedalizzazione e mortalità, tuttavia, precedenti stime sull'efficacia del vaccino con altre varianti hanno mostrato livelli più elevati di efficacia contro esiti più gravi. Pertanto, con il vaccino si possono prevedere livelli più elevati di efficacia contro malattie gravi.

A cura di:

  • Caterina Silvestri, Agenzia regionale di sanità della Toscana
  • Cristina Stasi, Centro Interdipartimentale di Epatologia CRIA-MASVE, Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, AOU Careggi




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