La seconda ondata pandemica è correlata o no alla riapertura delle scuole?

I risultati di uno studio italiano


30/12/2020
Dall’inizio della pandemia da SARS-Cov-2 la scuola è stata al centro di un forte dibattito che ha diviso l’opinione pubblica circa il ruolo che svolge nella diffusione dei contagi.
A questo proposito, il 18 dicembre u.s., la piattaforma MedRxiv ha pubblicato la versione preprint dell’articolo “No evidence of association between schools and SARS-Cov-2 second wave in Italy” nel quale sono riportati i risultati di uno studio di coorte, trasversale prospettico, effettuato in Italia attraverso l'utilizzo dei dati raccolti dal sistema di rendicontazione nazionale istituito dal Ministero dell’istruzione nel periodo compreso fra il 12 settembre e il 7 novembre 2020.

Lo studio è volto ad indagare l'incidenza complessiva dell'infezione da SARS-CoV-2 tra gli studenti, nonché l'esistenza di un'associazione tra l'aumento della trasmissibilità del SARS-CoV-2 (misurata come numero di riproduzione Rt) e le date di apertura delle scuole nelle diverse regioni italiane. La ricerca, inoltre, ha calcolato le infezioni secondarie e la frequenza dei cluster individuati durante l'attività di contact tracing in un ampio campione di scuole italiane.
Il database ministeriale utilizzato dal gruppo di ricerca contiene i dati sulla positività da SARS-CoV-2 provenienti da 7.976 istituti scolastici pubblici (97% del totale), pari a 7.376.698 studenti, 775.451 insegnanti e 206.120 dipendenti.

I risultati più significativi presentati nell’articolo mostrano che l'incidenza di positività tra gli studenti è stata inferiore a quella registrata nella popolazione generale (incidenza complessiva fra gli studenti: 108/10.000), indipendentemente dalla tipologia di scuola considerata: primaria e secondaria di 1 grado (incidenza: 66/10.000), secondarie di 2 grado (incidenza: 98/10.000). L'incidenza dei nuovi positivi tra gli studenti delle scuole primarie e secondarie di 1 grado è stata in media inferiore del 38,9% rispetto a quella della popolazione generale in tutte le regioni italiane tranne il Lazio. Nel caso delle scuole secondarie di 2 grado, l'incidenza dei nuovi positivi tra gli studenti è stata inferiore del 9% rispetto alla popolazione generale.
Contrariamente a quanto osservato nella popolazione studentesca, tra gli insegnanti e il personale non docente l'incidenza è stata 2 volte superiore a quella osservata nella popolazione generale (circa 220/10.000).

In base a questi risultati, gli Autori sostengono che anche durante il picco della seconda ondata pandemica, negli istituti scolastici gli studenti sono risultati meno infetti degli adulti e, che nel complesso, a fronte di un tasso di positività molto basso tra gli studenti, il sistema di quarantena è stato molto diffuso. Inoltre suggeriscono che la ricerca dei contatti secondari dia luogo a un numero elevato di tamponi per contatto, soprattutto quando il caso indice è uno studente, superiore alla media dei test per la ricerca dei contatti nella popolazione generale.

Proseguendo nello studio, sapendo che il giorno di apertura delle scuole varia a seconda delle regioni italiane, i ricercatori hanno analizzato l’indice Rt per verificare se fosse effettivamente aumentato prima nelle regioni che hanno avuto un’apertura delle scuole anticipata. Questa ipotesi è stata testata analizzando il caso delle due province di Bolzano (apertura scuola: 7 settembre) e Trento (apertura scuole: 14 settembre), viste le analogie tra questi due territori in termini di orografia, densità di popolazione (72 abitanti/km2 a Bolzano 87 a Trento), clima e stile di vita.
É stato calcolato l’indice Rt utilizzando un intervallo seriale di 6,6 giorni sull'incidenza dei cosiddetti casi di "sospetto diagnostico", che sono positivi dopo un tampone molecolare eseguito a seguito di un referto clinico da parte del medico. Nonostante il fatto che le scuole di Trento abbiano aperto 7 giorni più tardi rispetto a quelle di Bolzano, l'aumento dell’indice Rt mediano è avvenuto a partire dal periodo 22/9-29/9, mentre a Bolzano l’indice Rt ha iniziato ad aumentare a partire dal periodo 29/9-6/10, suggerendo la mancanza di una relazione temporale tra l'apertura delle scuole e l'aumento del valore Rt. Analogamente, le analisi sono state estese e ripetute per diverse coppie di regioni dove le scuole hanno aperto in giorni diversi. In nessun caso sono state riscontrate differenze nel periodo in cui l’indice Rt ha iniziato ad aumentare.

In base ai risultati ottenuti, gli Autori concludono che, sebbene la stampa popolare e l'opinione pubblica in Italia attribuiscono la seconda ondata pandemica alla riapertura delle scuole, questo sentimento comune non è basato su prove, ma si basa piuttosto sulla correlazione temporale tra l'apertura della scuola (a settembre) e seconda ondata (ottobre-novembre). I dati, infatti, non dimostrano un’associazione diretta tra la riapertura della scuola e l'aumento dell’indice Rt analizzato su base regionale.

A cura di: 
Caterina Silvestri - Osservatorio di epidemiologia - ARS Toscana
Caterina Milli - Collaboratrice ARS Toscana